Dopo aver passato molto tempo in immersione totale e in modalità ascolto, ora, al terzo giorno ci sfoghiamo un po’. Credo che per tutti sia importante perché la testa è piena e qualcosa deve cominciare ad uscire per fare spazio ad altro. Ci uniamo in una sala, aperta sulla piazza principale della città, dove Federica e Gasapare che ci aiutano nel percorso, hanno appeso un cartellone lungo lungo diviso in area tematiche. Ognuno ha un pacco di post it e deve sfogarsi su questi in modo che ci sfoghiamo sì, ma non perdiamo dei pezzi. Io, proprio perché li uso molto, sono un po’ allergica ai post-it. Allergica sì, ma la fiducia c’è cmq, mi bruciano un po’ gli occhi, ma andiamo avanti tranquilli. Siamo all’inizio e il gruppo di persone coinvolte, non può che produrre belle cose! È un primo confronto pubblico tra di noi, entriamo nella testa dei singoli e di noi come gruppo. Forse non è proprio un confronto, come dice Pino, siamo un po’ banali, pensiamo un po’ le stesse cose. Ma invece il muro si riempie, sempre di più.
Per confonderci un po’ d’idee, per il pranzo partiamo per vedere un altro luogo importante e inaspettato di Rieti: l’aeroporto. Scopriamo che a Rieti c’è una vera e propria riserva naturale aerea. Incontriamo gli appassionati di volo a vela e vediamo prendere il volo alcuni alianti. Di nuovo scopriamo persone molto convinte e interessate in quello che fanno e riescono a passare a noi la loro partecipazione. (io, lì dentro e in alto, non andrei mai… )
La sera, una ventata di energia positiva con i contributi di Annibale D'Elia, Dirigente Regione Puglia, Christian Iaione, docente di governance dei beni comuni presso la Luiss Guido Carli, Carolina Pacchi, urbanista e ricercatrice in Pianificazione Territoriale e Ambientale presso il Politecnico di Milano, Palma Librato, Architetto e coordinatrice scientifica del Festival Internazionale di Architettura Pugliarche Milena Schauer, assessorato all'urbanistica della città di Nordhorn (Germania).
Da loro sentiamo di progetti realizzati, di strategie, di casi di successo, anche con storie molto diverse tra loro. Io sono particolarmente colpita dall’approccio condiviso da tutti loro rispetto alla modalità: prova e azzecca. Andare per tentativi, provare anche qualcosa d’improbabile (costruire la casa partendo dal tetto…). Forse mi piace perché fa parte del mio modo di fare, i prototipi, gli esperimenti, l’idea del: io ci provo, poi vediamo cosa succede. Per me, vuol dire, non aspirare alla perfezione, ma partire con risorse esistenti, anche se molto piccole. Iniziare, farsi vedere, creare legami. Essere anche pronti al fallimento. Nonostante sia tardi, usciamo dalla sala pieni di bella energia e pronti a partire con la sperimentazione!
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