A dire il vero, al quarto giorno della residenza qui, sta cominciando venire un prurito alle dita, la voglia di buttarsi, di progettare, di fare. Proprio con l’idea della prototipazione e della prova. Questa mattina, per la prima volta ci dividiamo in piccoli gruppi e cominciamo a tirare fuori le prima idee, un compito per nulla semplice perché ancora abbiamo molto da sfogare. L’operazione “imbuto” è abbastanza complessa. In più, tutti noi portiamo nello zaino molte esperienze e progetti.
Insomma, la condivisione è molto interessante, ma non semplice. Si può facilmente immaginare che dalle nostre teste possano nascere 12 progetti tutti molto diversi. Affrontiamo la difficoltà proprio perché ci crediamo alla condivisione e alla partecipazione come elementi che portano ricchezza. Si sa che durano un po’ di più, si sa che includono conflitti e discussioni, ma si sa anche che il progetto che nasce da un gruppo forte è sempre più interessante del progetto del singolo.
Dopo questo primo esercizio, partiamo per un’altra escursione in zona. Questa volta a vedere l’acqua di cui ci parlano molto, i laghi, le riserve. Il paesaggio si conferma nella sua bellezza. Riusciamo pure a vedere la liberazione di due aironi e ricevere delle spiegazioni sugli uccelli che si fermano nella riserva e il loro tracciamento. Trasparranno ancora azioni per la conoscenza e per lo studio: elementi che ripetano molto in questo luogo. La gita continua con San Francesco: i sentieri, il santuario, il primo presepe.
La cena, nonostante la stanchezza è un momento importante. Ci facciamo tante risate e ci conosciamo meglio, a prescindere dalle esperienze professionali. Questi momenti non possono essere visti come separati al processo, perché, come abbiamo detto tutti più volte, l’importante sono le persone. Chiamalo team, capitale umano o altro, siamo noi, persone, attorno alla tavola.
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