23/07/2020No Comments

La resilienza delle abitazioni collaborative in Italia durante il lockdown

Quando nel 2017 abbiamo mappato le abitazioni collaborative in Italia, abbiamo concluso definendole come laboratori di innovazione per il mercato immobiliare. Abbiamo infatti scoperto che le persone che vivevano in co-housing erano più aperte a sperimentare nuove pratiche: nuovi modi di produrre/risparmiare l'energia, strategie di integrazione, piccole economie ecc.   

Quando è arrivato il lockdown durante la pandemia di COVID-19 ci siamo incuriositi dei progetti di abitare collaborativo che conoscevamo. È diverso vivere in un ambiente collaborativo? Come faranno gli abitanti ad affrontare la situazione? Cosa cambierà? Le nostre principali preoccupazioni riguardavano gli spazi condivisi, che in molti casi non potevano essere utilizzati durante questo periodo di tempo, ma anche il rischio di un forte isolamento all'interno di una comunità abituata invece a una quotidianità di scambi e condivisioni. Abbiamo contattato alcune delle persone che vivono in questi contesti e abbiamo chiesto loro informazioni sulle loro pratiche, ecco cosa abbiamo trovato:

Essere vicini, anche senza spazi condivisi: Green Opificio è un progetto piuttosto recente, inaugurato nel novembre 2018. 82 appartamenti che condividono alcuni spazi comunitari (una palestra, una sala living, uno spazio per i bambini, la lavanderia) in cui vengono auto organizzate attività collettive. Uno dei primi effetti del lockdown su Green Opificio è stato la chiusura degli spazi comuni in quanto non era sicuro utilizzarli. È stata quindi una sfida coltivare le relazioni e gli scambi tra vicini, visto che la maggior parte della collaborazione avviene proprio in questi spazi. E così la comunità di condomini ha utilizzato i suoi canali digitali (whatsapp e gruppo di facebook) per rimanere in contatto e offrire aiuto in caso di necessità. Sono stati anche organizzati alcuni momenti sociali, per esempio raccogliendo durante la settimana le canzoni preferite degli abitanti e suonandole da uno dei balconi il venerdì sera. Con l’allentamento del lockdown Nuova Armenia, un'associazione culturale locale che promuove da anni l’iniziativa Cinema di Ringhiera, ha organizzato una proiezione di un film nel cortile dell'edificio.

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Green Opificio, Milano. Serata cinema con Nuova Armenia. Quando gli spazi comuni chiusi non si possono utilizzare, gli spazi esterni come i cortili consentono di organizzare comunque momenti collettivi. Fonte foto: https://www.facebook.com/NuovoArmenia/

Acquisti locali - Smart Lainate è un progetto di 89 appartamenti, in una piccola città vicino a Milano. Un soggiorno e una cucina comuni, uno spazio coworking e uno per i bambini sono stati tutti chiusi a chiave. Fare la spesa durante il lockdown non era semplice tra code e difficoltà di organizzazione domestica, soprattutto per le famiglie con bambini, e così il gruppo di vicini che fa parte del G.A.S. Abitaresmart si è interrogato su come poter essere d’aiuto per gli altri condomini. Sono riusciti a rafforzare gli acquisti locali presso i produttori vicini, aumentando le quantità e differenziando le tipologie di merce, in questo modo hanno supportato sia gli abitanti che i contadini. L’attività del G.A.S. condominiale era già in corso prima della chiusura, ma durante il lockdown è cresciuta in modo significativo in quanto è diventata improvvisamente l'opzione più comoda, coinvolgendo così anche quei vicini che fino a quel momento non avevano ancora sperimentato questa modalità di acquisti collettivi.   

Come una grande famiglia - Cohousing Base Gaia è un progetto recente, interamente promosso e realizzato da un gruppo di 10 famiglie. I cohousers si sono trasferiti nella casa pochi mesi prima del lockdown, ma si conoscono molto bene dopo gli anni passati a confrontarsi e progettare insieme. Hanno deciso di agire come una grande famiglia, affrontando il lockdown come gruppo e non come singoli nuclei. Questo ha permesso loro di continuare a utilizzare gli spazi condivisi e di mantenere forti relazioni sociali anche in questo periodo, evitando l'isolamento. Chiaramente ogni membro doveva essere estremamente responsabile e reattivo in caso di segni di malattia. Potendo utilizzare gli spazi comuni e fare a turno, la gestione dello smart working e della cura dei bambini è stata molto semplice. 

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Cohousing Base Gaia, Milano. I cohouser hanno trascorso l'isolamento come una grande famiglia. Foto fonte: https://www.facebook.com/cohousingbasegaia/

Prendersi cura dei vicini - Coabitazioni solidali è un'iniziativa di ACMOS in cui i giovani hanno accesso ad alloggi a prezzi accessibili in cambio di ore di volontariato all’interno del condominio o del quartiere, in contesti abitati spesso da persone fragili. Durante il lockdown hanno inventato molti modi per assistere le persone anziane che vivono accanto a loro. Fare la spesa, per esempio, è stata anche una scusa per fermarsi un attimo davanti alla porta di casa e chiedere come stavano. Mantenere il rituale del caffè dopo pranzo con i vicini, anche se parlandosi tra una finestra e l’altra, o animare il condominio con concerti dai balconi sono stati modi per tenere alto il morale dei vicini e aiutarli ad affrontare meglio l’isolamento.

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Coabitazione Solidale "Filo continuo", Torino. I giovani si occupavano di fare la spesa per i vicini.  Foto fonte: https://www.facebook.com/associazioneacmos/

L'osservazione di questi comportamenti durante la crisi COVID19 rafforza la nostra visione dei cohousing come laboratorio di innovazione. Essi hanno dimostrato infatti un'estrema capacità di resistenza e facilità nel reinventare la loro situazione, sfruttando al meglio le relazioni umane che avevano coltivato in precedenza. La comunità è il punto di forza dell'abitare collaborativo e permette alle case di diventare una struttura molto flessibile per il benessere sociale.

Crediamo che questa pandemia possa essere un bene per spingere verso soluzioni abitative più collaborative. Non solo quelle esistenti hanno dimostrato di essere adattabili e in grado di affrontare la crisi, ma anche le abitazioni non collaborative hanno mostrato segnali in questa direzione. In molte città, infatti, le persone hanno riscoperto i propri vicini: abbiamo sentito tante storie su come sia diventa un'abitudine salutare e fare due chiacchiere da un balcone all’altro, offrire una torta, usare un'area comune come un cortile per fare attività insieme. La combinazione di queste due osservazioni speriamo possa portare a un cambiamento più rapido nel mercato immobiliare e a creare una domanda di alloggi più collaborativi.

25/03/2019No Comments

HabitAbilis

Come combinare spazi residenziali, permanenti o temporanei, che abbiano servizi comuni e condivisi, con spazi laboratoriali, per makers tradizionali e tecnologici, aperti al territorio e dedicati a persone affette da disabilità motorie?

Nome del progetto: AbitHabilis
Luogo di progetto: Milano
Date del progetto: 2019

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L'idea

AbitHabilis è un’unità abitativa dedicata a persone disabili che funge da abitazione permanente per alcuni e da scuola e laboratorio alle autonomie temporaneo per chi intende intraprendere un percorso di vita indipendente. Spazi residenziali con servizi comuni (legati alla casa e alla cura) da condividere con altri abitanti del palazzo o del condominio. Spazio “laboratorio” aperto e condiviso con i territori e le competenze per sperimentare soluzioni personalizzate per un abitare “for all”.

Abitare Collaborativo/Co-living: l’abitare collaborativo vede la relazione tra vicini di casa come un motore per l’avvio di un sistema di welfare.
AbitHabilis non può essere isolata. Sono fondamentali i legami con il vicinato e con il quartiere, con le comunità territoriali e online in modo da creare una soluzione realmente inclusiva.
Il progetto trova senso ed applicazione all’interno di una iniziativa di cohousing attraverso un percorso di community building che ne enfatizzi il valore sociale.

Laboratorio / Living Lab: un luogo  di strumenti e materiali per le persone desiderose di sperimentare e condividere il “saper fare” nel prendersi cura. Un modo per migliorare ausili e soluzioni per consolidare percorsi di autonomia, adattare strumenti esistenti o per inventarne di nuovi. Uno percorso abilitante per trasformare le persone da “portatori di bisogni” a promotori di soluzioni.

Chi

AbitHabilis intende coinvolgere nel ruolo di protagonista:
-persone con una disabilità fisica motoria e|o sensoriale dalla nascita oppure divenute successivamente
-persone che desiderano mantenere e|o raggiungere una importante autonomia nonostante l’età e le mille prove della vita

AbitHabilis è una sperimentazione di HousingLab, Francesco Zava e Wemake.

22/03/2019No Comments

Milano 2035

Come favorire l'abitare giovanile a Milano, rendendolo più accessibile e costruendo reti di solidarietà nei quartieri?

Nome del progetto: Milano 2035
Luogo di progetto: Milano
Date del progetto: 2019-2022

Milano 2035

Milano 2035

Milano 2035 è uno degli otto progetti finanziati dal IV bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo.

Milano 2035 ha lavorato su diversi fronti insieme a: Fondazione DAR Cesare Scarponi Onlus, La Cordata scs, Fondazione Attilio e Teresa Cassoni, Associazione MeglioMilano, Genera s.c.s. Onlus, Cooperativa Sociale Tuttinsieme, ACLI provinciali di Milano, Associazione Collaboriamo, Associazione Housing lab, Fondazione San Carlo Onlus, Associazione CIESSEVI, Officina dell’Abitare coop. Sociale, Università degli Studi di Milano Bicocca - Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Politecnico di Milano – Dipartimento Dastu, Comune di Cinisello Balsamo.

Una sfida per l'abitare

Chi arriva oggi a Milano? Chi può permetterselo veramente? Con chi condivide la sua casa? A quali condizioni? Se è cambiata la domanda, è cambiata anche l’offerta? Cosa possono offrire i nostri territori per accogliere i giovani? E cosa possono offrire i giovani alla città?

Milano 2035 è una sfida per tutti: accogliere i “nuovi milanesi” e costruire insieme una direzione di sviluppo sostenibile per la città. Abbiamo tutti qualcosa con cui contribuire: una stanza inutilizzata, un box vuoto, quell’armadio abbandonato in cantina. E abbiamo tutti un fratello, una cugina, la figlia di un collega che cerca casa.

Le persone cui si riferisce il progetto, i giovani, in gran parte sono persone che “potrebbero farcela da sole”. A costo di grandi sacrifici: ridimensionare i propri sogni, meno relazioni, intraprendere vie tortuose. Il costo più alto è quello però per la comunità: siamo convinti che persone felici costruiscano città felici, inclusive, giuste.

2035 è un numero magico: fa riferimento alla fascia di età cui ci rivolgiamo, 20-35 anni, all’ora più importante nelle case, quella della cena, 20.35, perché capita di arrivare con 5 minuti di ritardo. Alla Milano del 2035, quella che vogliamo felice, inclusiva e collaborativa, anche attraverso il nostro contributo!

Milano è “la città delle opportunità”: dal 2009 al 2014 ha registrato un importante incremento dei residenti giovani e una costante diminuzione di residenti over 45. Il 2014 è l’anno del boom: più 46.304 residenti tra i 15 e i 44 anni, il 68% tra i 25 e i 34 anni. Milano può attrarre circa 172 mila nuovi abitanti nei prossimi 10 anni, ma allo stesso tempo è la città della disoccupazione giovanile: i giovani assunti milanesi sono retribuiti il 45% in meno dei loro colleghi sopra i 55 anni di età (Geography Index, 2016).

Tra le questioni più urgenti, quella abitativa. I costi di mercato per gli affitti in condivisione sono molto alti e la qualità dell’offerta molto bassa (500 euro è il costo medio di una stanza singola). La richiesta di appartamenti condivisi cresce e molti sono i “coinquilini per necessità”, giovani lavoratori che non possono permettersi un appartamento.

Il progetto

Milano 2035 vuole provare a costruire una città più inclusiva e solidale per i giovani che si stanno sperimentando in percorsi di autonomia, a partire dalla dimensione abitativa come leva per lo sviluppo di un nuovo welfare territoriale. La coalizione ha lavorato per sviluppare un sistema di accoglienza in grado di rispondere alle domande abitative dei giovani in maniera trasversale, affiancando all’offerta di casa l’opportunità di essere accompagnati in percorsi di cittadinanza attiva.

Il progetto si è occupato dello sviluppo di una cultura condivisa sull’abitare giovanile, sul potenziamento dell’offerta abitativa, sulla creazione di luoghi di contatto, online e offline, per entrare in contatto con chi cerca casa, con chi l’ha trovata e vuol essere coinvolto in altre attività.

HousingLab ha seguito il progetto nelle sue prime fasi, accompagnando la realizzazione di mappe di comunità e la diffusione della cultura dell'abitare collaborativo giovanile, attraverso la raccolta delle storie di giovani coabitanti.

22/03/2019No Comments

Green Opificio

Accompagnamento verso l’autogestione degli spazi e dei servizi tramite community building, capacity building e service co-design.

Nome del progetto: Green Opificio
Luogo di progetto: Milano
Date del progetto: 2019 

Housinglab ha accompagnato la comunità con un percorso di 10 mesi dopo il trasferimento. Durante il percorso ci siamo occupati di community building, capacity building e service co-design. L’intento è quello di portare la comunità ad una propria autonomia, accompagnando inizialmente la gestione in modo stabile e lasciando successivamente sempre più responsabilità agli abitanti stessi.
Green Opificio - Dimore Evolute Srl

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Auto gestione accompagnata

L’implementazione di spazi e servizi richiede anche una nuova progettazione gestionale. In questo caso, gli abitanti diventano gestori degli spazi e dei servizi e dovranno garantire la buona funzione e il mantenimento nel tempo. Per permettere ad una grande comunità di fare ciò, serve un percorso dedicato che possa dare a loro strumenti utili ed aiutare a sviluppare una capacità gestionale collettiva. Progettare abitazioni collaborative significa agire in parallelo su due piani strettamente collegati: quello delle relazioni, della responsabilità e della visione comune, in altre parole di un allineamento e di una fiducia reciproca, e quello degli spazi e delle attività che rappresentano e danno forma al sistema delle relazioni e permettono di dare valore alla collaborazione.

Il progetto Green Opificio

Il progetto Green Opificio è costituito da uno spazioso fabbricato riqualificato in chiave contemporanea. Design, innovazione e sostenibilità sono il fil rouge che accompagna uno stile di vita alternativo. Green Opificio ospita circa 70 appartamenti di differenti tagli e metrature: ad accumunarli, impianti tecnologici all’avanguardia, ottime finiture e ampi balconi. Benessere, sicurezza e convenienza sono le principali parole d’ordine di un progetto studiato su misura per rispondere alle esigenze contemporanee. All’ultimo piano, 6 attici esclusivi completano la proposta immobiliare.Il residence è provvisto di spazi collettivi innovativi e di servizi esclusivi. Una hall di oltre 150 metri quadrati e una monumentale scala in acciaio dal design accattivante rendono l’ingresso dell’edificio memorabile; uno spazio all’aperto di 3.500 metri quadrati completamente intercluso contribuisce a rendere il residence ancora più esclusivo.

21/03/2019No Comments

Residenze Smart Lainate

Accompagnamento verso l’autogestione degli spazi e dei servizi tramite community building, capacity building e service co-design.

Nome del progetto: Residenze Smart Lainate
Luogo di progetto: Lainate (MI)
Date del progetto: 2017/2018 - 18 mesi

Housinglab accompagna la comunità con un percorso di 18 mesi (6 mesi prima del trasferimento e 1 anno dopo). Durante il percorso ci occupiamo di community building, capacity building e service co-design. L’intento è quello di portare la comunità ad una propria autonomia, accompagnando inizialmente la gestione in modo stabile e lasciando successivamente sempre più responsabilità agli abitanti stessi.
Residenze Smart Lainate - Soc. Coop. Abitare Smart

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Auto gestione accompagnata

L’implementazione di spazi e servizi richiede anche una nuova progettazione gestionale. In questo caso, gli abitanti diventano gestori degli spazi e dei servizi e dovranno garantire la buona funzione e il mantenimento nel tempo. Per permettere ad una grande comunità di fare ciò, serve un percorso dedicato che possa dare a loro strumenti utili ed aiutare a sviluppare una capacità gestionale collettiva. Housinglab accompagna la comunità con un percorso di 18 mesi (6 mesi prima del trasferimento e 1 anno dopo). Durante il percorso ci occupiamo di community building, capacity building e service co-design. L’intento è quello di portare la comunità ad una propria autonomia, accompagnando inizialmente la gestione in modo stabile e lasciando successivamente sempre più responsabilità agli abitanti stessi. Progettare abitazioni collaborative significa agire in parallelo su due piani strettamente collegati: quello delle relazioni, della responsabilità e della visione comune, in altre parole di un allineamento e di una fiducia reciproca, e quello degli spazi e dei servizi che rappresentano e danno forma al sistema delle relazioni e permettono di dare valore alla collaborazione.

Uscire dal mindset condominiale-tradizionale

Una comunità fortemente coesa, che condivide aspettative e obiettivi, è una comunità capace di autogestire spazi e servizi e di alimentare le attività nel tempo aumentando il valore dell’abitare. La formazione di tale comunità e la sua resilienza non sono da dare per scontate e richiedono alcuni strumenti e competenze in grado di accelerare e strutturare tali processi. Diventa necessario accompagnare gli abitanti nell’uscita da un mindset tradizionale-condominiale verso un’assunzione di responsabilità individuale positiva e propositiva per il proprio contesto abitativo. In questo scenario si inserisce la possibilità di prendersi cura in maniera diretta degli spazi collaborativi a disposizione degli abitanti. E’ fondamentale, in questo senso, porre l’attenzione sulla diversa natura di tali spazi che varia in base agli utenti e al modello di funzionamento e di gestione. Luoghi come la club house, la sala bambini, il deposito del Gas, così come l’organizzazione di attività conviviali, fanno riferimento ad interazioni più informali che coinvolgono esclusivamente i residenti e che hanno bisogno di relazioni salde e chiare. In maniera diversa, servizi strutturati come ad esempio la palestra o la lavanderia prevedono modelli di relazione diversi.

Quando la cooperativa incontra l'imprenditoria sociale

Residenze Smart Lainate è un progetto di abitare collaborativo e cooperativo. Il progetto prevede 89 appartamenti e ampi spazi comuni. In questo contesto, siamo stati coinvolti per accompagnare la comunità degli abitanti verso l’autogestione degli spazi e dei servizi. Abitare smart è una cooperativa privata con una visione sociale che progetta e realizza residenze di altissima qualità. La cooperativa è stata costituita da Franco Sala, imprenditore con una visione etica e sostenibile del costruire, attivo nel settore immobiliare da oltre 40 anni, durante i quali ha fondato importanti società di costruzioni che col tempo sono state promosse e associate alle imprese di costruzioni. Sono oltre 3000 gli alloggi (senza nessun invenduto) che negli anni sono stati costruiti e consegnati tra Lombardia, Piemonte e Umbria. Nel caso delle residenze smart, il progetto imprenditoriale viene ulteriormente innovato e, oltre alla garanzia della sostenibilità economica ed ambientale, si integrano spazi e servizi per la comunità che ci andrà ad abitare.

Un progetto architettonico che parte dalla comunità

Il progetto è costituito da 6 palazzine moderne e dalle dimensioni contenute, composte ognuna da 3 piani fuori terra con circa 15 alloggi ciascuna, in un contesto di 15.000 metri quadri di terreno. Le costruzioni sono di ottimo livello qualitativo e realizzate con materiali ecologici e isolanti sia dal punto di vista termico sia da quello acustico. Il risparmio energetico è garantito dalle numerose soluzioni tecniche adottate, come, ad esempio, il pavimento radiante, la coibentazione per alta classe energetica e i pannelli fotovoltaici, che consentono di ridurre al minimo le spese in bolletta. Il progetto architettonico delle residenze smart a lainate è dell’architetto Claudio Fazzini, professore ordinario al Politecnico di Milano.  “il progetto residenze smart a Lainate, oltre a comprendere innovazioni tecnologiche e costruttive di elevata qualità, è guidato da un approccio “social contact design”, in cui la progettazione degli spazi fisici è pensata per incoraggiare un forte senso di comunità. Spazi e servizi collettivi diventano parte integrante della vita quotidiana e, trasformati in alto valore aggiunto, contribuiscono ad accrescere la qualità della vita.”

27/06/2017No Comments

Perchè abbiamo fatto un aperitivo in lavanderia?

Venerdì 23 giugno, la prima giornata di Experimentdays si è conclusa con un aperitivo in lavanderia. La lavanderia condominiale, servizio pratico per gli abitanti che permette un risparmio economico ed energetico notevole, può anche diventare un luogo per la socializzazione. In Danimarca, l’80% dei condominii ha una lavanderia condivisa, che con gli anni si è rinnovata grazie a sistemi avanzati di prenotazione e pagamento digitali. Per Electrolux rappresenta il 60% del mercato con un valore di 10.000.000 di euro. Così racconta Jan Smedegaard (Electrolux professional Danimarca). Un numero altissimo che nasce dall’inserimento delle prime lavatrici sul mercato a livello condominiale e non individuale già in principio, all’inizio del ventesimo secolo. I vantaggi della lavanderia condominiale sono molti, in particolare: un lavaggio veloce (un’ora ed è tutto pronto), programmi dedicati a tutti i tipi di lavaggio, risparmio di acqua e energia e non meno importante la possibilità di liberare, grazie ai programmi di asciugatura, lo spazio dello stendino in casa, prevenendo così anche l’eccessiva umidità.  

 

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In italia, racconta Andrea Corazza (Electrolux professional Italia), il mercato delle lavanderie condominiali non fiorisce ancora. Si fa fatica ad avviare in modo sistemico questo servizio, sia nei condominii esistenti, sia nei condominii di nuova costruzione. Difficile entrare in un mercato saturo, in cui ogni casa possiede già una lavatrice e non è semplice superare alcune barriere culturali. L’azienda continua però a investire, credendo nella visione collaborativa con uno sguardo a lungo termine.

È lento, in generale, lo sviluppo della sharing economy in Italia, conferma Marta Mainieri (collaboriamo). Dal 2013, anno in cui ha pubblicato il suo libro, si nota un interesse crescente da parte della stampa. Interesse che conferma anche Stefano Arduini (VITA) rispetto ai termini Sharing, condivisione o collaborazione, che attirano molto l’attenzione dei lettori.  Escludendo gli esempi di car sharing, bike sharing e l’ospitalità, che riescono ad arrivare a numeri di utenti molto alti, negli altri campi quello che i dati (raccolti da collaboriamo e L’università Cattolica) raccontano è una sharing economy come presenza costante ma non crescente. Ci si aspettava un incremento maggiore sia in termini di accettazione culturale, sia in termini di politiche e regolamenti per la sharing economy.

 

 

 

Milano però, aggiunge Mainieri, non rappresenta l’Italia. Qui, sperimentazione e innovazione vedono un terreno fertile e in continuo sviluppo. Non a caso, Milano è stata scelta come una delle città “faro” nel progetto Sharingcities.eu assieme a Lisbona e Londra, come raccontano Roberto Nocerino (Poliedra) e Piero Pelizzaro (Comune di Milano). Qui, a Milano, è stato lanciato un bando per la riqualificazione ambientale di alcuni condominii milanesi e attraverso un processo di co-design sono stati coinvolti gli abitanti per capire insieme a loro come migliorare il proprio contesto abitativo.

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Nella riqualificazione ambientale saranno sperimentati proprio alcuni servizi condivisi come il bike sharing e il car sharing condominiali. Sperimentazioni che partono solo quando gli abitanti cominciano a parlarsi e a mettersi d’accordo. Anche qui, non senza difficoltà; racconta Pelizzaro come per alcuni abitanti la priorità rimane quella di avere un parcheggio per le due macchine mentre altri aspirano proprio ad eliminare la seconda macchina a favore di un uso condiviso. La co-progettazione, come spesso accade, risulta non semplice ma importante per decisioni condivise che possano generare soluzioni a lungo termine. Tra i servizi scelti dagli abitanti si nota un orientamento verso l’utilità e la praticità, aggiunge Nocerino, proprio come la lavanderia, che nasce per offrire una soluzione efficiente per gli abitanti e non come un luogo conviviale. Eppure, tornando al racconto di Jan Smedegaard, vediamo come nelle lavanderie spuntino macchine per il caffè, tavolini e sedie. Addirittura, un imprenditore islandese ha aperto 3 lava-caffè in cui stare in compagnia di un amico o un libro mentre si fa il bucato. Nei prossimi anni, dalle nuove generazioni, sarà sempre più apprezzata la possibilità di condividere anziché possedere e nella qualità dei servizi si troverà anche una qualità delle relazioni. Sarà probabilmente a questo punto che fare un aperitivo in lavanderia diventerà una normalità.  

Billy Bolla nello stand di Electrolux, Experimentdays Milano 2017

Billy Bolla nello stand di Electrolux, Experimentdays Milano 2017

Riassunto della tavola rotonda del 23 giugno 2017

SHARING CITIES - SERVIZI PER L’ABITARE

Welfare per i cittadini attraverso i servizi collaborativi condominiali è il tema di questa tavola rotonda. Si esplorano le potenzialità dei servizi alla casa, le sfide culturali, le sperimentazioni in corso e le strategie per il futuro.  A partire da una conoscenza vasta a livello nazionale della sharing economy, saranno esplorate le tendenze sul panorama italiano verso la condivisione e la collaborazione per poi riflettere sul potenziale implementazione nell’ambito della casa e dell'abitare. Si esplorerà il servizio della lavanderia condominiale con uno sguardo e confronto rivolto al panorama italiano ed estero. Si presenterà il progetto Sharing Cities attraverso il quale si sta sperimentando l’installazione di servizi collaborativi all’interno dei condomini.

La lavanderia condominiale in Danimarca, quale valore aggiunto per gli abitanti?

Jan Smedegaard, Electrolux Professional

Partecipano alla tavola rotonda:

Marta Mainieri, Collaboriamo

Andrea Corazza, Electrolux

Roberto Nocerino, Poliedra, Progetto Sharing cities

Piero Pelizzaro, Project Manager per il Comune di Milano, Sharingcities.eu

MODERA: Stefano arduini, VITA

 

10/02/2017No Comments

L’ ABC dello stare INSIEME

A cura di Cinzia Boniatti – sociologa

 

Sentiamo che vorremmo vivere in un altro modo.

L’intuizione ci suggerisce che sarebbe bello abitare con persone che scegliamo, con cui ci troviamo bene.

Poi il pensiero ci dirotta verso l’ultima volta passata insieme a quelli che definiamo i nostri migliori amici e ci affiorano delle sensazioni strane e contraddittorie del tipo: “si con Marco ci vado d’accordo ma sua moglie è n’a palla” ; oppure: “ Luisa è simpatica ma… non ci si può fidare”; “con Luca anche l’ultima volta abbiamo avuto una discussione interminabile e alla fine vuole sempre aver ragione”, ecc.

Che fatica stare insieme!

Si mi piacerebbe vivere in una casa con tante persone intorno con cui organizzarmi e non sentirmi solo ma …. non credo che riuscirei a sopportarli per troppo tempo”.

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Ecco a cosa serve un Laboratorio di facilitazione alla crescita personale e di comunità: a sintonizzarci e trovare i modi per durare a lungo nel cohousing e in qualsiasi gruppo!

Quando nasce l’idea di “andare a vivere insieme” c’è molto entusiasmo e siamo perciò disposti a sottostimare i malumori o i comportamenti disturbanti dei compagni di viaggio con cui vogliamo fare il percorso che ci porterà a vivere insieme.

Come nel migliore degli innamoramenti: i difetti del nostro partner li vediamo anni dopo …. tardi, accidenti: c’eravamo tanto amati!

E allora come provare a evitare che questo accada con i nostri futuri vicini di casa?

Dobbiamo tutti imparare insieme alcune regole di comportamento per evitare o arginare la conflittualità, per riconoscerla e gestirla. I conflitti non affrontati e irrisolti, nel lungo periodo, potranno minare la serenità anche delle comunità nate sotto i migliori auspici.

Nel primo Laboratorio di facilitazione si vive l’esperienza di percepire le persone che non conosciamo nella maniera corretta. Impariamo ad abbassare la barriera del pre-giudizio, ad ascoltare veramente l’altro con sincero e profondo rispetto, a liberarci da inibizioni e timidezze, a sentire che ci possiamo fidare e che i sogni che abbiamo coltivato sono condivisi e possiamo insieme realizzarli.

Magia? SI, ma anche NO… Tutti abbiamo il “nostro carattere” e, chi più chi meno, delle abilità sociali. Le tecniche e i metodi di facilitazione, sperimentati in culture diverse, sviluppano le nostre capacità relazionali e sociali e ci abilitano a:

  • comunicare le idee, i nostri sentimenti, le preoccupazioni senza offendere qualcuno o essere aggressivo (Comunicazione Non Violenta)
  • esporre con chiarezza le proprie opinioni e fare interventi in tempi ragionevoli
  • esprimere emozioni senza usare le parole (o le parolacce)
  • avere rispetto e considerazione per le opinione diverse dalla mia
  • arrivare a decidere in modo consensuale evitando che si formino minoranze infastidite e boicottanti

Perché è importante impararle in un Laboratorio esperienziale?

Se tutti sperimentiamo insieme le regole e l’ABC dello stare insieme, ci trasformiamo insieme e siamo in grado di praticarle nella nostra vita quotidiana di comunità (e non solo). Tutte le relazioni anche esterne alla nostra comunità ne avranno un gran beneficio.

IMG_1634Successivamente, con approfondimenti e con l’aiuto di facilitatori esperti, potremmo accrescere la conoscenza e la competenza sull’uso di questi metodi e trascorrere insieme dei bei momenti divertendoci!

Sulla pagina facebook di Cohousing Trentino trovate foto, video e documenti del Laborario che si è svolto recentemente ad Arco co-prodotto da Housing Lab e Cohousing Trentino.

Il tempo del lupo solitario è finito. Raduniamoci!

21/12/2016No Comments

Arriva l’acceleratore per il cohousing

Siete un gruppo di aspiranti cohousers? E' da un po' di tempo che vi incontrate e condividete sogni, visioni, ipotesi sulla vostra futura coabitazione? E' arrivato il momento di concretizzare questo sogno, che dite?

Sappiamo che è un percorso lungo, in cui soprattutto in queste prime fasi la rotta non è ancora ben definita e si naviga a vista. Per questo noi di CohousingLab abbiamo pensato di accompagnarvi lungo un pezzo della vostra navigazione indicandovi la via più breve per arrivare alla prossima tappa.

Come? Con l'Acceleratore per gruppi di cohousing!

In una giornata accelererete il vostro percorso. Lavorerete sul progetto di cohousing con la consulenza di tutti i professionisti che fanno al caso vostro (architetti, facilitatori, avvocati, commercialisti, psciologi): arriverete a una visione condivisa all'interno del gruppo, capirete se il vostro equipaggio è in grado di navigare insieme e avrete tutte le coordinate necessarie sugli aspetti legali, economici, urbanistici e architettonici da affrontare.

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Noi non vediamo l'ora di incontrarvi e lavorare insieme!

Quando? SABATO 18 FEBBRAIO dalle 9.30 alle 18.

I posti sono limitati, per cui parlatene al più presto all'interno del vostro gruppo e compilate la PRE-ISCRIZIONE entro il 30 gennaio.

SCARICATE QUI tutti i dettagli del programma e le info sulle modalità di partecipazione.

 

11/11/2016No Comments

Incentivare il cohousing nella pubblica amministrazione? Ne parliamo a Sharitaly

Abbiamo parlato tante volte dei vantaggi di vivere in un’abitazione collaborativa: qualità delle relazioni, mutuo aiuto, risparmio energetico ed economico, in generale una migliore qualità della vita. Ma le ricadute positive vanno spesso oltre i confini della coabitazione: pensiamo, ad esempio, a quando la sala comune viene messa a disposizione per gli incontri delle associazioni della zona, o quando al suo interno vengono offerti servizi per tutti i cittadini come il doposcuola, la palestra o la biblioteca, a quando uno o più appartamenti vengono destinati a persone fragili che si integrano così nella comunità di abitanti, o quando il giardino, non più privato ma pubblico, diventa un luogo di socializzazione per tutto il vicinato. Le abitazioni collaborative assumono così un valore non solo per chi ci abita, ma anche per il quartiere e la città.

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Alcune amministrazioni hanno colto prima di altre questo valore e negli anni hanno sperimentato pratiche per facilitare la nascita e lo sviluppo di questo modello abitativo.

Non è semplice però per gli abitanti tradurre i benefici che la coabitazione porta alla città in termini quantificabili e verificabili nel tempo; d’altra parte per gli aministratori, dati i rarissimi precedenti, non è altrettanto semplice predisporre strumenti legislativi, urbanistici e finanziari che favoriscano, anche economicamente, questo modello abitativo.

1006094_606879596087983_4534961479559952375_nProprio a partire dagli esempi che abbiamo in Italia, due anni fa, in occasione di Experimentdays Milano 2014, avevamo organizzato un convegno di studio per esplorare il valore pubblico dell’abitare collaborativo. Avevano portato le loro esperienze l’amministrazione di Vimercate, che con un bando pubblico ha alienato un terreno comunale a prezzi calmierati destinandolo al Cohousing La Corte dei Girasoli (di cui vi avevamo parlato qui) e l’amministrazione di Bologna, che ha ridotto gli oneri di urbanizzazione ai cohousers del progetto Mura San Carlo in cambio del loro impegno nel recupero di alcune aree dell’adiacente Parco della Pace. C'era stata poi una tavola rotonda con progettisti e amministratori per costruire un linguaggio comune attorno alle abitazioni collaborative, capire come valutare il loro interesse pubblico e come gestire e normare gli interventi.  Infine nel pomeriggio, in collaborazione con il Master in Housing Sociale e Collaborativo, i diversi aspetti della questione (urbanistici, legali, finanziari, gestionali e pianificazione) erano stati affrontati in gruppi di lavoro.

A due anni da quel convegno, vogliamo fare insieme il punto della situazione con il seminario Perchè e come incentivare il cohousing nella pubblica amministrazione. Allargheremo la nostra visione oltre i confini italiani, ascoltando l’esperienza di Menno Vergunst, progettista e residente del cohousing Vrijburcht), un intervento edilizio incentivato dalla città di Amsterdam e progettato in un dialogo costante (almeno una volta al mese) tra amministratori e comunità di residenti. E poi avremo l’esperienza di Marco Guerzoni del Comune di Bologna, Tommaso Goisis del Comune di Milano ed Emanuele Bana, presidente della cooperativa Cohousing Base Gaia, di cui vi abbiamo spesso parlato e che proprio negli ultimi mesi si è trovata alle prese con la scrittura degli accordi con il Comune. Modererà l’incontro Gianni Dapri (esperto urbanista e architetto dello studio Oau Associati, con cui sta seguendo proprio il progetto Base Gaia)

Sarà un confronto interessante perché avremo attorno allo stesso tavolo il punto di vista delle amministrazioni, dei progettisti e dei cohousers, e proprio attraverso le diverse voci proveremo a mettere a fuoco non solo le buone pratiche applicate fino ad oggi, ma anche i principali nodi critici e i passi che ancora vanno fatti per rendere queste procedure sempre più snelle e diffuse.

 

Come partecipare?

14670722_1005938396182099_7491184998628406394_nL’incontro si svolgerà il 16 novembre dalle 11 alle 13 a BASE Milano e fa parte del programma di Sharitaly. Per partecipare basta acquistare il biglietto qui (chiedeteci il codice sconto di HousingLab!). Questo non sarà l’unico incontro dedicato all’abitare collaborativo: dalle 9 alle 11 ci sarà infatti la tavola rotonda Si può Fare! 5 storie di successo e visioni future dell’abitare collaborativo e nel pomeriggio due workshop per scoprire come contaminare i contesti abitativi con servizi innovativi, coinvolgendo le comunità di abitanti. Se siete interessati anche ad altri temi sull’economia della collaborazione date un’occhiata al programma delle due giornate di Sharitaly!

12/07/2016No Comments

Condividi un’asciugatrice con i tuoi vicini

Non bisogna per forza vivere in cohousing per godere della comodità di una lavanderia self-service sotto casa, potreste per esempio iniziare condividendo l'asciugatrice con gli altri condomini!

Con Asciugarapido, che abbiamo conosciuto durante l'ultimo Cohousing Drink, potrete infatti installare negli spazi comuni inutilizzati del vostro condominio asciugatrici e lavatrici condivise.

 

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logoCuriosi di saperne di più? Leggete un po' cosa ci ha raccontato Fabio, fondatore di Asciugarapido.

RISPARMIO di ENERGIA, PIU’ SPAZIO IN CASA e TUTELA DELL’AMBIENTE questi i principi cardine della nostra attività.

We have a dream….il nostro sogno e la nostra ambizione è di sostituire la lavatrice di casa che occupa spazio, consuma troppo energia e detersivi con una lavanderia condominiale condivisa dalle famiglie che vi abitano. In Italia è una scelta ancora rara mentre in America e in Svizzera è già diventata un’abitudine.

Sarà capitato a tutti di vedere film e telefilm americani ambientati in lavanderie comuni dove, tra un bucato e l’altro, si intrecciano le vicende dei protagonisti. Nelle grandi metropoli, come New York, non avere la lavatrice in casa è frequente. Sembra un’abitudine americana ma troviamo degli esempi anche in paesi come la Svizzera e Danimarca. In questi paesi tutte le famiglie che abitano in complessi residenziali hanno a disposizione dei luoghi comuni con servizi collettivi.

La lavanderia condominiale è simbolo di un nuovo modo di concepire l’abitare, basato sul risparmio energetico, su una maggiore disponibilità di spazio nelle abitazioni e su maggiore opportunità di socializzare. Molte persone hanno piacere a dialogare con i vicini di casa e la lavanderia condominiale è un luogo perfetto per intrattenere conversazioni, mentre si aspetta il termine del ciclo. Si tratta in sostanza di condividere un bene, la lavatrice o asciugatrice, anziché acquistare e adoperare tali macchine ognuno a casa propria. Gli utilizzatori, di questo nuovo modo di concepire la consuetudine di fare il bucato, traggono solo benefici in termini di tempo, risparmio, socializzazione e di rispetto per l’ambiente. Insomma l’unione fa la forza. La lavanderia condominiale è dunque un piccolo tassello di un nuovo modo di abitare che ha ben poco in comune con i classici litigi di condomini, ancora purtroppo largamente diffusi in Italia.

foto installazione 3Il nostro focus è orientato per la maggior parte sulle asciugatrici da qui il nome Asciuga Rapido. La necessità e il fabbisogno maggiore per gli italiani attualmente è asciugare anziché lavare in quanto la lavatrice è presente pressoché in ogni abitazione mentre le asciugatrici, vuoi per mancanza di spazio, vuoi per il prezzo, vuoi per i consumi energetici che assorbono tali macchine, asciugano il bucato presso le lavanderie self service. Da qui l’idea di installare asciugatrici all'interno dei condomini. Sia chiaro che non abbiamo nessun problema ad installare anche lavatrici se necessario.

Un altro punto fondamentale è la comodità. Immaginate di lavare e asciugare in modo professionale e rapido comodamente sotto casa vostra. Avere tutto il servizio di una lavanderia self-service senza dover spostarsi da casa. Solitamente si ci reca in una lavanderia self-service per lavare ed asciugare ciò che a casa non riusciamo perché alcuni indumenti come ad esempio le trapunte matrimoniali, coperte, tende, sacchi a pelo e così via, sono troppo grandi per la capacità del cestello delle nostre lavatrici.

Il prediligere le asciugatrici va a risolvere una serie di problematiche che si riscontrano normalmente in casa quando si ha bisogno di asciugare. Quando piove sono necessari alcuni giorni affinché il bucato sia asciutto completamente ed è utile dotarsi di un deumidificatore in casa per accelerare i tempi per avere il bucato asciutto, ma significa esborso di denaro per un ulteriore elettrodomestico. Inoltre quando stendiamo i panni in appartamento si diffonde quel odore sgradevole di muffa e umidità che conosciamo bene. Ci va di mezzo anche la salute “Un carico di panni bagnati contiene quasi due litri di acqua”, spiegano gli esperti, sottolineando che durante l'asciugatura tutta quest'acqua finisce nella stanza, dove crea proprio l'ambiente umido ideale per la proliferazione del fungo Aspergillus. “In chi soffre di asma”, sottolineano gli esperti, “il fungo può scatenare tosse e respiro affannato, e in persone con un sistema immunitario debole o danneggiato o le persone che hanno malattie autoimmuni, può causare aspergillosi polmonare – un disturbo che può causare danni ai polmoni e ai seni paranasali irreparabili”. Fonte: http://www.deabyday.tv/salute-e-benessere/whatsnew/guide/11075/Attenzione-ai-panni-stesi--asciugarli-in-casa-fa-male-alla-salute.html

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www.asciugatricicondomini.it

Prima si faceva cenno al risparmio, ma non solo in termini monetari anche in termini di tempo. Comunemente quanto i panni sono asciutti si procede allo stiro e come risaputo, è una pratica lunga e noiosa. Al contrario con l’asciugatrice si guadagna tempo perché non è necessario utilizzare il ferro da stiro per la maggior parte degli indumenti. Terminato il ciclo di asciugatura, i panni si possono piegare con facilità, e mantengono la piega, perché le fibre dei tessuti sono ancora calde.

Per ultimo, ma non per questo meno importante, l’impatto ambientale. Facendo un rapido calcolo e ipotizzando che in una palazzina di 15 appartamenti ogni famiglia utilizza la propria asciugatrice risulta che la quantità prodotta ed emessa nell’ambiente di CO2 e altri combustibili è superiore ad un utilizzo di un’asciugatrice condivisa che ha caratteristiche diverse da quelle di uso comune. I macchinari che installiamo sono ad alta efficienza energetica e con capacità di carico maggiore rispetto alle piccole asciugatrici e lavatrici di casa. Quindi a parità di tempo di ciclo del macchinario lavo e/o asciugo più bucato, di conseguenza si fanno meno cicli dunque minore emissione di gas inquinanti.

Nel concreto cosa facciamo noi di Asciuga Rapido?

Innanzitutto c’è da fare una valutazione di quanto grande è il complesso residenziale. Solitamente per i condomini di piccole dimensioni consigliamo l’acquisto, invece per i condomini da 10 appartamenti in su i macchinari sono forniti in comodato d’uso gratuito. Significa che la proprietà dei macchinari è di Asciuga Rapido. Le spese di installazione e di manutenzione sono a carico dell’azienda, quest’ultime comprendono eventuali riparazione guasti e ricambio dei pezzi. Inoltre, le utenze (acqua e luce) sono intestate ad Asciuga Rapido.

Chi si avvale del servizio, paga solamente l’utilizzo della lavatrice e/o asciugatrice. Basti pensare ai distributori automatici di caffè, stesso sistema, chi vuole un caffè paga solo il caffè non l’intera macchinetta

foto installazioni 1Noi di Asciuga Rapido ci preoccupiamo di preparare il locale con gli impianti idonei al corretto funzionamento delle macchine. Il locale ideale dovrebbe essere di minimo 5/6 metri quadrati e accessibile a tutti gli inquilini, con possibilità di installare una condotta per l’espulsione di aria calda diametro 10 cm mentre per l’installazione di lavatrici ci deve essere la possibilità di carico e scarico acque chiare

Le asciugatrici e lavatrici che installiamo sono di 10kg non più piccole. La lavatrice costa euro 2,50 e la durata è di circa 40 minuti mentre l’asciugatrice costa 1 euro ogni 15 minuti (solitamente per avere il bucato completamente asciutto ci vogliono 45min)

Ed è giunto il momento di illustrarvi la nostra pietra miliare: il sistema di pagamento.

Il nostro metodo di pagamento evita di far circolare denaro contante all’interno del condominio, si evitano così furti, manomissioni, fraintendimenti fra vicini con garanzia di grande sicurezza e pieno controllo delle transazioni.

pagamento

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Per effettuare il pagamento si usa una pratica tessera ricaricabile. Si può caricare credito dal sito di Asciuga Rapido o a mezzo bollettino postale. Ogni famiglia o chi ne fa richiesta avrà la sua tessera più user name e password.

Come tutte le innovazioni dobbiamo fare i conti con la realtà, il successo delle lavanderie condominiali e in genere di tutti i beni condivisi dipendono moltissimo dal grado di civiltà dei singoli, nel senso che se c'è un appartamento di persone incivili in un palazzo il sistema già non funziona più. Come tutte le cose in comune, necessitano di ottima educazione e rispetto da parte degli utilizzatori. E’ inutile che ci illudiamo, noi italiani siamo uno dei popoli più litigiosi d'Europa e il rischio che possano accadere spiacevoli litigi in certi condomini delle nostre metropoli, se ci fosse un servizio come quello da noi proposto, è pressoché reale. Ma, fortunatamente, non siamo tutti uguali, ci sono comunità in cui la lavanderia condominiale funziona benissimo, gli inquilini sono soddisfatti e guai se non ci fosse.