12/07/2016No Comments

Condividi un’asciugatrice con i tuoi vicini

Non bisogna per forza vivere in cohousing per godere della comodità di una lavanderia self-service sotto casa, potreste per esempio iniziare condividendo l'asciugatrice con gli altri condomini!

Con Asciugarapido, che abbiamo conosciuto durante l'ultimo Cohousing Drink, potrete infatti installare negli spazi comuni inutilizzati del vostro condominio asciugatrici e lavatrici condivise.

 

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logoCuriosi di saperne di più? Leggete un po' cosa ci ha raccontato Fabio, fondatore di Asciugarapido.

RISPARMIO di ENERGIA, PIU’ SPAZIO IN CASA e TUTELA DELL’AMBIENTE questi i principi cardine della nostra attività.

We have a dream….il nostro sogno e la nostra ambizione è di sostituire la lavatrice di casa che occupa spazio, consuma troppo energia e detersivi con una lavanderia condominiale condivisa dalle famiglie che vi abitano. In Italia è una scelta ancora rara mentre in America e in Svizzera è già diventata un’abitudine.

Sarà capitato a tutti di vedere film e telefilm americani ambientati in lavanderie comuni dove, tra un bucato e l’altro, si intrecciano le vicende dei protagonisti. Nelle grandi metropoli, come New York, non avere la lavatrice in casa è frequente. Sembra un’abitudine americana ma troviamo degli esempi anche in paesi come la Svizzera e Danimarca. In questi paesi tutte le famiglie che abitano in complessi residenziali hanno a disposizione dei luoghi comuni con servizi collettivi.

La lavanderia condominiale è simbolo di un nuovo modo di concepire l’abitare, basato sul risparmio energetico, su una maggiore disponibilità di spazio nelle abitazioni e su maggiore opportunità di socializzare. Molte persone hanno piacere a dialogare con i vicini di casa e la lavanderia condominiale è un luogo perfetto per intrattenere conversazioni, mentre si aspetta il termine del ciclo. Si tratta in sostanza di condividere un bene, la lavatrice o asciugatrice, anziché acquistare e adoperare tali macchine ognuno a casa propria. Gli utilizzatori, di questo nuovo modo di concepire la consuetudine di fare il bucato, traggono solo benefici in termini di tempo, risparmio, socializzazione e di rispetto per l’ambiente. Insomma l’unione fa la forza. La lavanderia condominiale è dunque un piccolo tassello di un nuovo modo di abitare che ha ben poco in comune con i classici litigi di condomini, ancora purtroppo largamente diffusi in Italia.

foto installazione 3Il nostro focus è orientato per la maggior parte sulle asciugatrici da qui il nome Asciuga Rapido. La necessità e il fabbisogno maggiore per gli italiani attualmente è asciugare anziché lavare in quanto la lavatrice è presente pressoché in ogni abitazione mentre le asciugatrici, vuoi per mancanza di spazio, vuoi per il prezzo, vuoi per i consumi energetici che assorbono tali macchine, asciugano il bucato presso le lavanderie self service. Da qui l’idea di installare asciugatrici all'interno dei condomini. Sia chiaro che non abbiamo nessun problema ad installare anche lavatrici se necessario.

Un altro punto fondamentale è la comodità. Immaginate di lavare e asciugare in modo professionale e rapido comodamente sotto casa vostra. Avere tutto il servizio di una lavanderia self-service senza dover spostarsi da casa. Solitamente si ci reca in una lavanderia self-service per lavare ed asciugare ciò che a casa non riusciamo perché alcuni indumenti come ad esempio le trapunte matrimoniali, coperte, tende, sacchi a pelo e così via, sono troppo grandi per la capacità del cestello delle nostre lavatrici.

Il prediligere le asciugatrici va a risolvere una serie di problematiche che si riscontrano normalmente in casa quando si ha bisogno di asciugare. Quando piove sono necessari alcuni giorni affinché il bucato sia asciutto completamente ed è utile dotarsi di un deumidificatore in casa per accelerare i tempi per avere il bucato asciutto, ma significa esborso di denaro per un ulteriore elettrodomestico. Inoltre quando stendiamo i panni in appartamento si diffonde quel odore sgradevole di muffa e umidità che conosciamo bene. Ci va di mezzo anche la salute “Un carico di panni bagnati contiene quasi due litri di acqua”, spiegano gli esperti, sottolineando che durante l'asciugatura tutta quest'acqua finisce nella stanza, dove crea proprio l'ambiente umido ideale per la proliferazione del fungo Aspergillus. “In chi soffre di asma”, sottolineano gli esperti, “il fungo può scatenare tosse e respiro affannato, e in persone con un sistema immunitario debole o danneggiato o le persone che hanno malattie autoimmuni, può causare aspergillosi polmonare – un disturbo che può causare danni ai polmoni e ai seni paranasali irreparabili”. Fonte: http://www.deabyday.tv/salute-e-benessere/whatsnew/guide/11075/Attenzione-ai-panni-stesi--asciugarli-in-casa-fa-male-alla-salute.html

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www.asciugatricicondomini.it

Prima si faceva cenno al risparmio, ma non solo in termini monetari anche in termini di tempo. Comunemente quanto i panni sono asciutti si procede allo stiro e come risaputo, è una pratica lunga e noiosa. Al contrario con l’asciugatrice si guadagna tempo perché non è necessario utilizzare il ferro da stiro per la maggior parte degli indumenti. Terminato il ciclo di asciugatura, i panni si possono piegare con facilità, e mantengono la piega, perché le fibre dei tessuti sono ancora calde.

Per ultimo, ma non per questo meno importante, l’impatto ambientale. Facendo un rapido calcolo e ipotizzando che in una palazzina di 15 appartamenti ogni famiglia utilizza la propria asciugatrice risulta che la quantità prodotta ed emessa nell’ambiente di CO2 e altri combustibili è superiore ad un utilizzo di un’asciugatrice condivisa che ha caratteristiche diverse da quelle di uso comune. I macchinari che installiamo sono ad alta efficienza energetica e con capacità di carico maggiore rispetto alle piccole asciugatrici e lavatrici di casa. Quindi a parità di tempo di ciclo del macchinario lavo e/o asciugo più bucato, di conseguenza si fanno meno cicli dunque minore emissione di gas inquinanti.

Nel concreto cosa facciamo noi di Asciuga Rapido?

Innanzitutto c’è da fare una valutazione di quanto grande è il complesso residenziale. Solitamente per i condomini di piccole dimensioni consigliamo l’acquisto, invece per i condomini da 10 appartamenti in su i macchinari sono forniti in comodato d’uso gratuito. Significa che la proprietà dei macchinari è di Asciuga Rapido. Le spese di installazione e di manutenzione sono a carico dell’azienda, quest’ultime comprendono eventuali riparazione guasti e ricambio dei pezzi. Inoltre, le utenze (acqua e luce) sono intestate ad Asciuga Rapido.

Chi si avvale del servizio, paga solamente l’utilizzo della lavatrice e/o asciugatrice. Basti pensare ai distributori automatici di caffè, stesso sistema, chi vuole un caffè paga solo il caffè non l’intera macchinetta

foto installazioni 1Noi di Asciuga Rapido ci preoccupiamo di preparare il locale con gli impianti idonei al corretto funzionamento delle macchine. Il locale ideale dovrebbe essere di minimo 5/6 metri quadrati e accessibile a tutti gli inquilini, con possibilità di installare una condotta per l’espulsione di aria calda diametro 10 cm mentre per l’installazione di lavatrici ci deve essere la possibilità di carico e scarico acque chiare

Le asciugatrici e lavatrici che installiamo sono di 10kg non più piccole. La lavatrice costa euro 2,50 e la durata è di circa 40 minuti mentre l’asciugatrice costa 1 euro ogni 15 minuti (solitamente per avere il bucato completamente asciutto ci vogliono 45min)

Ed è giunto il momento di illustrarvi la nostra pietra miliare: il sistema di pagamento.

Il nostro metodo di pagamento evita di far circolare denaro contante all’interno del condominio, si evitano così furti, manomissioni, fraintendimenti fra vicini con garanzia di grande sicurezza e pieno controllo delle transazioni.

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www.asciugatricicondomini.it

Per effettuare il pagamento si usa una pratica tessera ricaricabile. Si può caricare credito dal sito di Asciuga Rapido o a mezzo bollettino postale. Ogni famiglia o chi ne fa richiesta avrà la sua tessera più user name e password.

Come tutte le innovazioni dobbiamo fare i conti con la realtà, il successo delle lavanderie condominiali e in genere di tutti i beni condivisi dipendono moltissimo dal grado di civiltà dei singoli, nel senso che se c'è un appartamento di persone incivili in un palazzo il sistema già non funziona più. Come tutte le cose in comune, necessitano di ottima educazione e rispetto da parte degli utilizzatori. E’ inutile che ci illudiamo, noi italiani siamo uno dei popoli più litigiosi d'Europa e il rischio che possano accadere spiacevoli litigi in certi condomini delle nostre metropoli, se ci fosse un servizio come quello da noi proposto, è pressoché reale. Ma, fortunatamente, non siamo tutti uguali, ci sono comunità in cui la lavanderia condominiale funziona benissimo, gli inquilini sono soddisfatti e guai se non ci fosse.

 

02/11/2015No Comments

Cohousing SANGIORGIO

Oggi vi raccontiamo un'altra bella storia di cohouser che ce l'hanno fatta, vi portiamo a Ferrara a scoprire il Cohousing San Giorgio, un progetto di vicinato collaborativo con particolare attenzione all'efficienza dell'edificio.

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Il progetto del Cohousing San Giorgio è nato dall’iniziativa dell’associazione Cohousing Solidaria, che ha radunato negli anni un gran numero di famiglie interessate ai temi dell’abitare condiviso. All’interno dell’associazione, nel 2013 è nato un gruppo di famiglie interessato a partire con il primo progetto cittadino; è stata scelta l’area, sono stati scelti i progettisti (Rizoma Architetture) e poi, attraverso un percorso di progettazione partecipata svolto con il metodo della charrette, le famiglie riunite nella Cooperativa Cohosuing Solidaria hanno definito il “progetto su misura” e successivamente indetto una gara per scegliere l’impresa di costruzioni. Il cantiere è partito nell’agosto 2014 e l’impresa, la Costruzioni Ferruccio Maestrami di Loiano-BO, ha consegnato l’edificio ad inzio giugno 2015.

Il Cohousing SANGIORGIO è stato realizzato all’interno di un lotto di circa 3500 mq a circa 2 km dal centro storico di Ferrara, affacciato sul fiume Po di Primaro, in una zona paesaggisticamente protetta a pochi passi dalla rinascimentale chiesadi S.Giorgio, patrono della città.

Planimetria

L’edificio ospita persone di diverse fasce di età, persone da sole, famiglie con bambini ed adolescenti. L'obiettivo del progetto era promuovere nuove forme di vicinato solidale nell'ambito della sostenibilità ambientale e della solidarietà tra generazioni. Il progetto è stato pensato in modo da rispondere in pieno alle esigenze individuali e collettive ed oltre alle unità immobiliari verranno realizzati numerosi spazi di condivisione.

La realizzazione dell'edificio è avvenuta in linea con i principi progettuali delle strutture in legno, con l’intenzione di raggiungere la qualificazione nZEB - nearly zero energy building. Gli aspetti compositivi principali definiscono un volume di tre piani con un fronte aperto verso il lato sud-ovest con la presenza di sporti e logge che consentono un ombreggiamento naturale delle bucature durante i mesi estivi; mentre la necessità di installare le strutture per i pannelli fotovoltaici verso sud, ha condizionato il disegno di una “Falda Solare” di superficie maggiore rispetto a quella orientata a nord.

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Il fabbricato è composto da 7 unità abitative e dei relativi spazi comuni (cucina e sala da pranzo, zona lettura e biblioteca comune, lavanderia, dispensa alimentare e angolo hobby), sviluppati su tre piani fuori terra. L’edificio si dispone parallelamente rispetto alla linea del confine di proprietà verso il fiume ed è stato realizzato con materiali naturali e riciclabili, con tecnologia costruttiva a pannelli portanti di legno tecnologia X-LAM, di spessore variabile dai 10 ai 14 cm, coibentati verso l’esterno da cappotto termico in fibra di legno spessore 20 cm. Anche i solai interpiano e quello di copertura sono stati realizzati in pannelli portanti di legno di spessore 20 cm; la copertura presenta una coibentazione di 24 cm in pannelli di fibra di legno a densità variabile e manto di copertura in lamiera.

Il volume compatto del fabbricato consente di avere un buon rapporto S/V, mentre le soluzioni progettuali ed impiantistiche adottate consentono di calcolare un indice di prestazione globale Eptot (riscaldamento+acqua calda sanitaria) = 2,2 KWh/mq anno, collocando la costruzione in classe CLASSE A+ (ora divenuta A4).

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È un edificio off-grid: non ha la connessione alla rete del gas, il sistema di smaltimento delle acque reflue viene effettuato in sito senza collegamento alla rete fognaria pubblica ed è stata installata una vasca di raccolta dell'acqua piovana di 12.700 litri, che consente l'irrigazione del giardino e dell'orto condiviso. Il sistema di riscaldamento-raffrescamento e ventilazione meccanica controllata con deumidficazione, è affidato ad un combinato di pompa di calore e macchine a ciclo entalpico, ognuna per ogni unità abitativa, il cui funzionamento è collegato all’impianto fotovoltaico da 15 kw posto in copertura. Nel bilancio dei consumi e dell’energia prodotta, a ciclo completo questi aspetti si tradurranno in una spesa per ogni famiglia prossima allo zero.

Curiosi di scoprirne di più? Seguite il loro diario di cantiere qui e venite a conoscere Rizoma Architetture a #xdaysmi15

12/10/2015No Comments

Quando la Pratica Collaborativa mette tutti d’accordo

In contesti abitativi e familiari è frequente l’insorgere di conflitti, che spesso si inaspriscono al punto tale che le parti arrivano davanti a un Tribunale. C’è però un modo diverso per risolverli: la Pratica Collaborativa. Leggete cosa ci raccontano i Professionisti Collaborativi e venite a conoscerli a #xdaysmi15.

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La Pratica Collaborativa è un metodo non contenzioso di risoluzione dei conflitti, in particolare nell’ambito familiare.

Le persone e i loro interessi vengono messe al centro, consentendo di individuare soluzioni attente ai bisogni particolari di ogni famiglia e di ogni coppia.

E’ un percorso che permette di affrontare tutti gli aspetti legati alla crisi familiare – quelli legali, ma anche quelli economici e relazionali – in un clima di fiducia e trasparenza, con il supporto di professionisti altamente qualificati.

Nasce negli anni ’90, quando l’avvocato matrimonialista Stu Webb comunicava ufficialmente ad un Giudice della Corte Suprema del Minnesota che non avrebbe più patrocinato cause avanti ai Tribunali, sia per i risultati dannosi che spesso derivavano all’intera famiglia sia perché riteneva che ci potesse essere una modalità diversa e di vero aiuto alla parti per affrontare, in particolare, quel tipo di conflitto.

Dagli Stati Uniti e poi dal Canada l’idea della Pratica Collaborativa, ha cominciato pian piano a diffondersi al mondo intero. Nel 2000 si è costituita l’associazione mondiale IACP, International Academy of Collaborative Professionals (www.collaborativepractice.com) che consta oggi di più di 7000 professionisti aderenti, dislocati in quasi tutto il mondo.

In Italia, nel 2010, è stata costituita l’Associazione Italiana Professionisti Collaborativi, AIADC (praticacollaborativa.it) della quale fanno parte oggi oltre 200 professionisti formati (tra legali, facilitatori della comunicazione, commercialisti, esperti di relazioni).

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Al centro Linda K. Wray, attuale President IACP, con, da sinistra gli avvocati: Carla Marcucci, Mariacristina Mordiglia, Francesca King, Elisabetta Zecca

Scegliere la Pratica Collaborativa, per ora applicata solo ai conflitti familiari ma che presto potrebbe estendersi ad altri settori, e quindi rivolgersi a professionisti appositamente formati a tale scopo, significa volere partecipare attivamente alla trasformazione del proprio conflitto alla ricerca del raggiungimento di accordi finali, soddisfacenti per tutte le parti.

Queste infatti siederanno fin dall’inizio, personalmente, al tavolo delle trattative.

Individuati i legali collaborativi di fiducia (che dovranno entrambi essere specificatamente formati alla pratica collaborativa), con i quali le parti creeranno una particolare e più profonda intesa, si individua un facilitatore delle comunicazione che entrerà a fare parte del team che condurrà tutta la squadra ad un accordo finale condiviso. Questo comporta siglare un accordo di partecipazione, con il quale ci si impegna alla trasparenza, lealtà e rispetto nei confronti dell’altro, e che garantisce la totale riservatezza di tutto quanto dichiarato ed esibito durante il percorso collaborativo.

Gli avvocati che assistono le parti infatti non potranno poi in alcun modo assistere gli stessi clienti in un eventuale giudizio contenzioso successivo ove, per qualsiasi motivo, non si riesca a raggiungere il traguardo dell’accordo condiviso.

L’esperienza comunque mostra che nella stragrande maggioranza dei casi l’accordo condiviso viene raggiunto: le tecniche peculiari cui i professionisti sono formati, l’ambiente protetto nel quale, iniziando con lo sciogliere le difficoltà di comunicazione e successivamente approfondendo il dialogo, si cercherà di accompagnare le parti verso soluzioni durature ed orientate verso il futuro, mettono realmente al centro gli interessi reali delle parti e dei loro figli. Il percorso, fatto a volte di prove ed esperimenti, rispetterà i tempi di ciascuno, nella tolleranza e riconoscimento delle problematiche individuali che, proprio dagli stessi soggetti interessati, devono trovare una soluzione.

Dopo anni di formazione, nel 2014 si sono svolti i primi casi anche in Italia, quasi tutti risolti con soddisfazione e successo.

L’inserimento nel team del facilitatore della comunicazione è diventato elemento caratterizzante la procedura, ed a seconda della necessità dei casi, possono poi essere inserite anche altre figure imparziali, come il commercialista e l’esperto di relazioni e dei bambini.

I costi, che potrebbero spaventare in considerazione del numero dei professionisti coinvolti, in realtà, sono decisamente minori di quelli che richiederebbe un procedimento giudiziale, considerati i tempi decisamente più brevi di un giudizio e gli enormi benefici che derivano a tutti i componenti del nucleo familiare dal superamento e, comunque, dalla trasformazione del conflitto.

28/08/2014No Comments

Quando la cantina diventa palestra – Via Hajech 31

Siamo orgogliosi di pubblicare questo racconto breve di Maria Sepa, scrittrice Milanese (Milano Downtown) che ci racconta del proprio condominio e di come con un po' di fantasia, lei e i suoi vicini abbiano trasformato un seminterrato in una palestra condominiale.

Cohousing Gym

illustrazione di JUNGEUN KIM

Via Hajech 31

La prima espressione che mi viene alla mente, per cercare di definire il nostro condominio, è “per bene”. Siamo un piccolo condominio di dodici nuclei familiari. Anagraficamente la maggior parte di noi è costituita da coppie dai 30 ai 60 anni; l’altra metà è abbastanza equamente distribuita tra bambini, ragazzi, anziani e single. Sotto il profilo sociale quel che ci distingue è l’alta presenza di artisti (cinque, il 15 percento circa), e il fatto che andiamo d’accordo. Le assemblee condominiali non durano mai più di un’oretta e si risolvono sempre senza conflitti. Ci regoliamo basandoci sul buon senso: spendere il meno possibile e solo quando necessario, senza però trascurare il decoro dell’edificio e il benessere anche solo di uno di noi.

Ci conosciamo da tanti anni, anche se non ci frequentiamo e ci limitiamo a coltivare rapporti di buon vicinato: sappiamo di poter contare sui due medici tra di noi in caso di emergenza (una volta uno di loro ha probabilmente salvato la vita a un altro condomino), sull’architetto per i problemi di manutenzione della casa, su tutti per consigli su negozi, scuole, baby-sitter. Non ci infastidiscono – anzi ci fanno compagnia - i bambini che giocano in cortile, tolleriamo gli inevitabili rumori delle esistenze altrui che ci si svolgono accanto: le corse dei bambini in casa, le prove di chi fa musica, l’abbaiare di qualche cane. Risolviamo civilmente qualche incidente. Ci teniamo vagamente informati di quel che ci accade, perché non siamo indifferenti ma neanche ficcanaso.

In due casi siamo stati dei pionieri: quindici anni fa abbiamo sostituito – i primi della via - la caldaia a gasolio con una a metano, superando con gran fatica le innumerevoli difficoltà di tipo tecnico e burocratico. L’anno scorso abbiamo costruito una piccola palestra condominiale, seguendo quel che avviene ormai abbastanza abitualmente negli USA. Nel seminterrato dell’edificio c’è una vasta cantina comune che veniva usata per depositare mobili e attrezzi che non servivano più. Abbiamo deciso di sgombrarla e ripulirla, abbiamo steso sul pavimento di cemento un rotolo di linoleum e poi chi era interessato ha portato gli attrezzi da ginnastica che voleva condividere con gli altri. È arrivata una cyclette, uno step, un pallone. Abbiamo poi comprato con donazioni volontarie una cyclette ellittica, una panca con i pesi, una sbarra per le trazioni. E un orologio per controllare il tempo. Il locale è senza finestre e non particolarmente allegro, ma stiamo pensando a come migliorare questo aspetto. Ogni condomino - anche chi non ha contribuito – può usare la palestra attenendosi a semplici regole di buon senso.

Il risultato? Alcuni sono diventati degli habitué e vanno in palestra regolarmente (che comodità poterci andare quando si vuole, prestissimo al mattino o tardi alla sera, e poi potersi fare la doccia a casa). Altri non rinunciano a frequentare palestre più attrezzate e mondane e fanno un salto nella nostra cantina saltuariamente, quando sono di fretta. Per altri ancora è stata comoda quando hanno dovuto fare un periodo di riabilitazione dopo un incidente. Nel complesso ci sembra di esserci dotati di un servizio utile e piacevole a un prezzo molto conveniente.