Mercoledì 6 dicembre abbiamo organizzato a Sharitaly un incontro dedicato al tema della portineria di quartiere, che ha ospitato i protagonisti di buone pratiche in Italia e in Europa.
La presentazione dei diversi casi studio ha permesso la comprensione e il confronto di modelli di successo, attraverso il racconto delle fasi di avvio e di gestione di esperienze di portineria nei differenti contesti territoriali.
La portineria di quartiere è un modello sperimentale di condivisione di servizi di prossimità che nasce in un chiosco parigino, Lulu dans ma rue destinato a diventare punto di riferimento per gli abitanti del quartiere Saint Paul e non solo. Qui si può trovare un aiuto ai piccoli e grandi problemi quotidiani, condividendo competenze e incontrando i vicini. L'obiettivo è quello di costruire dal basso un sistema di mutuo aiuto e micro welfare, sperimentando modalità di intervento che prevedono la partecipazione attiva della comunità, ma che soprattutto valorizzino il contributo e le capacità dei soggetti in cerca di occupazione. In questo senso l’intenzione è quella di stabilire una strategia in grado di migliorare la qualità della vita nel quartiere, ampliando la possibilità di incontri e aumentando le opportunità lavorative.
La portineria, nelle sue varie forme, si configura infatti come magnete urbano capace di creare sinergie tra individui in cerca di occupazione, persone che necessitano di aiuto o persone che semplicemente desiderano ritrovare la dimensione umana del quartiere in cui vivono.
L'esito positivo di questa esperienza ha portato alla nascita di altre realtà collaborative che sono state avviate o stanno per essere avviate anche in Italia, partendo proprio da Milano.
Portineria 14 ne è un esempio ed è anche la prima portineria di quartiere italiana. Un caffè in zona Ticinese, inaugurato nel maggio del 2016, che offre gratuitamente servizi come la ricezione pacchi, il ritiro chiavi, le commissioni giornaliere di ogni tipo e una lista di lavoratori esperti, pronti a rispondere alle richieste di ognuno. Portineria 14 rende tangibile lo scambio di servizi e competenze create dalla Social Street San Gottardo-Meda-Montegani (zona limitrofa a Ticinese), di cui a Sharitaly era presente uno dei Community Manager, Fabio Calarco. Socialità, condivisione e gratuità sono i valori che legano i membri delle social street, gruppi Facebook nati sull'esempio della prima Social Street italiana di Via Fondazza a Bologna. La gestione orizzontale della community di San Gottardo-Meda-Montegani, che conta ad oggi circa 7500 persone, avvalora il concetto di rispetto reciproco che ne è alla base. Proprio grazie a questi gruppi facebook, diffusi ovunque nelle grandi città e strettamente connessi a uno specifico quartiere o zona, è possibile trovare nei vicini una risposta alle piccole esigenze quotidiane, come il prestito delle stampelle o di un trapano o un aiuto per trasportare un mobile. Da questi gruppi nascono poi tante altre iniziative offline, come il progetto #ViciniSiImpara della Social Street San Gottardo Meda Montegani.
Da Tolosa, in Francia, è approdata a Sharitaly un'esperienza simile a quella parigina come concetto di portierato di quartiere ma profondamente diversa per il contesto in cui è inserita e per il modello di business e gestionale che la guida: Allo Bernard. Uno dei soci fondatori, Guillaume Broca, ci ha raccontato il processo non lineare di creazione di questa portineria. In un quartiere periferico e sensibile della città, segnato da problematiche di inclusione sociale e di illegalità, germoglia l'idea di intervenire a sostegno delle fasce più deboli.
Il progetto ha l'obiettivo di fornire nuove opportunità lavorative in grado di seminare reali possibilità di conoscenza e crescita professionale. La portineria muove i suoi primi passi all'interno di un Social Housing, per concessione gratuita di uno spazio dove insediarsi da parte dell'amministrazione locale e solo in un secondo momento i suoi fondatori riescono a trovare, dopo svariati tentativi, una sostenibilità a livello economico, grazie ad un'oculata differenziazione dei servizi offerti.
Le aree d'intervento sono essenzialmente tre: servizi collaborativi specifici per gli anziani, servizi di prossimità per il quartiere e servizi per le imprese. Questa chiara organizzazione permette di rendere il progetto scalabile e replicabile sul territorio, nonché di creare relazioni virtuose con investitori privati che attualmente contribuiscono a sostenerlo.
Trovare un modello di business efficace e centrato sulle esigenze specifiche del contesto locale non è affatto scontato. Proprio in questi giorni Mani-man, una sperimentazione di portineria genovese avviata e gestita dal Consorzio Agorà, sta guardando verso l'indipendenza dai finanziamenti. Tuttavia, come spiega Marco Galeotti, è difficile individuare la giusta formula per introdurre i primi servizi a pagamento.
Del compimento di una vera e propria rivoluzione nelle edicole si sta occupando invece SNAG, il Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai, che insieme al comune di Milano ha avviato SNAG point Milano, un programma di innovazione digitale che vuole trasformare le tradizionali edicole di quartiere in veri e propri infopoint territoriali che operano sui temi del turismo, degli eventi culturali e dei servizi di prossimità. Alessandro Rosa, presidente di SNAG, ci spiega infatti che nelle edicole 2.0 (per ora 20 in tutta Milano) è disponibile un tablet dedicato e l'aiuto dell'edicolante per registrarsi e utilizzare Yougenio, una piattaforma che consente di trovare una persona vicina disponibile per lavoretti casalinghi.
A contribuire a questo scambio di competenze e lavori, facilitando l'incontro tra domanda e offerta su quasi ogni tipo di richiesta, è impegnata anche Croqqer, piattaforma digitale che si sta progressivamente diffondendo in tutto il territorio nazionale. Essenziale per Croqqer è la figura del Community Manager locale, Eduardo Guida ci ha raccontato proprio di questo ruolo e di come offline coinvolge i nuovi utenti della piattaforma, partendo per esempio dalle classiche bacheche di cerco offro diffuse ovunque o dalle stesse edicole.
Ha concluso gli interventi Federico Della Bella, esperto in consulenza strategica e business model, che ci ha presentato il Business Model Canvas, strumento utile alla progettazione di un'attività nuova come una portineria di quartiere.
La presentazione di queste interessanti esperienze si è conclusa con un dibattito aperto tra i presenti in platea e gli esperti, dibattito da cui sono emersi tanti punti interrogativi per coloro che stanno cercando di riproporre una portineria di quartiere, poiché non esiste un modello unico, ma ognuno va ricercato nelle peculiarità del contesto in cui si agisce. Come ci ha mostrato Allo Bernard, si procede prototipando e testando sul campo, ed è proprio "facendo" che si traccia la strada da percorrere e si giunge a un modello stabile e sostenibile. Dato che in Italia molte realtà, tra cui anche noi di HousingLab con Cocodè, stanno iniziando a sperimentare attorno al tema della portineria di quartiere - e lo ha dimostrato il pubblico numeroso dell'incontro - ci auguriamo che questo primo momento di confronto sia solo il punto di inizio per mettere in rete queste realtà e agevolare lo scambio continuo di esperienze.
[…] – Le portinerie di quartiere si incontrano a Sharitaly – https://www.housinglab.it/hlab/?p=1618, Chiara […]